Fluorochinolonici, dalle autorità ulteriori restrizioni in malattie invasive meningococciche

Lo scorso 15 maggio la Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute ha inviato una nota all’indirizzo di diverse autorità sanitarie con oggetto «Uso di farmaci contenenti fluorochinoloni e chemioprofilassi delle malattie invasive meningococciche». Ciò facendo seguito ad una precedente circolare dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e Agenzia europea dei medicinali (Ema) in accordo con le aziende titolari dell’Autorizzazione all’immissione in commercio (Aic) degli antibiotici chinolonici e fluorochinolonici. Secondo quanto evidenzia il dicastero, alla luce di tali comunicati, «sebbene la chemioprofilassi delle malattie invasive meningococciche non rientri tra le condizioni per le quali è raccomandato di evitare l’uso dei fluorochinoloni, si ritiene opportuno fare alcune precisazioni sia per prevenire eventuali effetti indesiderati sia per ridurre la diffusione dell’antibiotico-resistenza nei confronti di questa importante classe di antibiotici che, talora, rappresentano la sola opzione terapeutica nei confronti di infezioni gravi e potenzialmente letali». Nello specifico che «poiché altri antibiotici sono disponibili per la profilassi post-esposizione delle infezioni meningococciche, si raccomanda di limitare l’uso dei fluorochinoloni ai casi in cui sia strettamente necessario, ovvero in caso di contatti stretti da sottoporre a profilassi ma con controindicazioni agli altri antibiotici indicati o di temporanea indisponibilità di questi ultimi».
Come riportato da Guacci Informa… ai propri lettori, sempre in merito alla sicurezza dell’uso di tali classi di farmaci, le Autorità avevano segnalato già lo scorso aprile «reazioni avverse invalidanti, di lunga durata e potenzialmente permanenti, principalmente a carico del sistema muscoloscheletrico e del sistema nervoso». Nel dettaglio, Aifa ed Ema avevano comunicato che i medicinali contenenti cinoxacina, flumechina, acido nalidixico e acido pipemidico, sarebbero stati ritirati dal commercio. Mentre, per le molecole ciprofloxacina, levofloxacina, moxifloxacina, pefloxacina, prulifloxacina, rufloxacina, norfloxacina, ed infine lomefloxacina, le Agenzie hanno limitato l’utilizzo, invitando i sanitari a non prescrivere tali farmaci «per il trattamento di infezioni non gravi o autolimitanti (quali faringite, tonsillite e bronchite acuta)», «per la prevenzione della diarrea del viaggiatore o delle infezioni ricorrenti delle vie urinarie inferiori», «per infezioni non batteriche, per esempio la prostatite non batterica (cronica)», «per le infezioni da lievi a moderate (incluse la cistite non complicata, l’esacerbazione acuta della bronchite cronica e della broncopneumopatia cronica ostruttiva – bpco, la rinosinusite batterica acuta e l’otite media acuta), a meno che altri antibiotici comunemente raccomandati per queste infezioni siano ritenuti inappropriati», ed inoltre «ai pazienti che in passato abbiano manifestato reazioni avverse gravi ad un antibiotico chinolonico o fluorochinolonico». Si ritiene utile segnalare l’importanza di tali limitazioni per il frequente utilizzo che viene effettuato di tali medicinali anche nel caso di patologie transitorie che necessitano differenti soluzioni terapeutiche.