Inibitori di pompa, dall’Fda promemoria per aumento rischio fatture

Con la recente pubblicazione del rapporto Osmed sull’uso dei farmaci in Italia nel 2018 è emerso il quadro complessivo riferito ai farmaci più utilizzati dai pazienti italiani. Tra le categorie a maggior impatto sulla spesa farmaceutica convenzionata, come per le passate edizioni, sono balzate ai primi posti le statine, tra i farmaci per il sistema cardiovascolare, gli inibitori di pompa, tra quelli dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, e gli altri antiepilettici, tra quelli del sistema nervoso centrale. Con riferimento agli inibitori di pompa, dunque, si ritene utile segnalare un’alert diramato dalla Food and Drug Administration, ente di controllo regolatorio statunitense, che, sebbene risalente al 2011, mette in luce le diverse problematiche legate ad un utilizzo continuativo di tali farmaci.

Nello specifico, l’Fda ha ritenuto che pazienti ed utilizzatori devono essere adeguatamente informati che «gli inibitori della pompa protonica sono efficaci nel trattamento di una varietà di disturbi gastrointestinali» e che non devono interrompere il trattamento in corso, sebbene debbano essere consapevoli di «un aumentato rischio di fratture dell’anca, del polso e della colonna vertebrale». A tal proposito, l’Fda sottolinea che «gli inibitori della pompa protonica (che negli usa sono classificati come farmaci da banco, ndr) devono essere utilizzati solo per 14 giorni di seguito nel trattamento del bruciore di stomaco» e che i pazienti non devono eseguire «più di tre cicli di trattamento di 14 giorni in un anno».

Quanto alle raccomandazioni per gli operatori sanitari, l’Agenzia federale ha informato che «gli inibitori della pompa protonica offrono importanti benefici per molte persone che stanno trattando o prevenendo condizioni come esofagite erosiva, ulcere non steroidee indotte da farmaci e malattia da reflusso gastroesofageo». Anche in tale contesto, gli operatori devono essere consapevoli «dell’aumentato rischio di fratture dell’anca, del polso e della colonna vertebrale osservate in alcuni studi osservazionali su pazienti che usano inibitori della pompa protonica». I medici prescrittori di tali farmaci dovrebbero considerare «se una dose più bassa o una durata più breve della terapia tratteranno adeguatamente le condizioni del paziente». Infine, l’Fda informa che «le persone a rischio di osteoporosi dovrebbero avere un adeguato stato vitaminico ed eventualmente un’integrazione di calcio».