Farmaci oncologici sperimentali, la presenza dei farmacisti diminuisce gli errori nelle prescrizioni

Qual è l’apporto che possono fornire i farmacisti al fine di diminuire i possibili errori nelle prescrizioni, nel corso di sperimentazioni cliniche su nuovi medicinali oncologici? A rispondere alla domanda è uno studio pubblicato dal Journal of Oncology Pharmacy Practice, e curato da un gruppo di ricercatori della Ewha Womans University di Seul e del National Cancer Center di Goyang-si, in Corea del Sud. L’analisi, intitolata “Effects of pharmacist interventions on reducing prescribing errors of investigational drugs in oncology clinical trials”, si è posta come obiettivo quello di «investigare l’efficacia degli interventi dei farmacisti» in tali situazioni.

Per farlo, il metodo che è stato scelto è quello di «uno studio retrospettivo, condotto nel corso di due periodi: il primo (“periodo base”, senza alcun intervento) compreso tra il mese di dicembre del 2015 e quello di giugno del 2016; il secondo (“periodo di intervento”) tra il luglio dello stesso anno e il febbraio del 2017». L’intervento è stato affidato ad un Investigational drug service (IDS). I ricercatori hanno potuto analizzare un totale di 12.387 prescrizioni di farmaci. Tale lavoro ha consentito di individuare 395 casi di errori, pari al 6,1%, sulle 6.477 prescrizioni analizzate nel “periodo base”, privo di intervento da parte dell’IDS. E 278 casi (4,7%) sulle 5.910 prescrizioni vagliate nel “periodo di intervento”. Gli studiosi hanno pertanto potuto affermare che «l’intervento dei farmacisti ha consentito di ridurre gli errori di non meno del 25%».

Inoltre, nel merito degli errori riscontrati, i ricercatori hanno sottolineato come quelli relativi a medicinali somministrati per via endovenosa siano risultati sensibilmente più numerosi rispetto a quelli relativi a farmaci assunti per via orale. «Possiamo concludere – si legge nel testo dello studio – che l’intervento dei farmacisti effettuato attraverso l’IDS, nell’ambito di sperimentazioni cliniche nel settore oncologico, è associato ad una significativa riduzione degli errori nelle prescrizioni». E, di conseguenza, «può portare ad un aumento della sicurezza per i pazienti in cura».