“Uso degli antibiotici in Italia”, presentato il rapporto 2020

«Nel 2019 il consumo di antibiotici in Italia risulta invariato rispetto al 2018 (21,4 DDD/1000 ab die) e si conferma superiore alla media europea». È quanto fa sapere l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), alla presentazione del rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia -2019”, avvenuto martedì 29 dicembre 2020 a Roma. Il documento, che fornisce i dati e le analisi sull’andamento dei consumi e della spesa in Italia per gli antibiotici per uso umano, ha evidenziato inoltre che «si conferma una notevole variabilità d’uso regionale con valori più elevati al Sud rispetto al Centro e al Nord Italia».

Nel dettaglio «le differenze d’uso riguardano il numero delle prescrizioni e la tipologia degli antibiotici prescritti (tipo di molecole; spettro ampio vs ristretto)». Quanto alla variabilità regionale, l’Aifa ha evidenziato che «l’ampia oscillazione stagionale dei consumi suggeriscono un uso non sempre appropriato». In merito alle molecole più o meno utilizzate «si riduce ancora il consumo di fluorochinoloni ma permangono aree di inappropriatezza», mentre «l’associazione amoxicillina/acido clavulanico è l’antibiotico più utilizzato». In questo caso «è probabile un sovra-utilizzo rispetto alla sola amoxicillina, particolarmente evidente in ambito pediatrico».

Uno sguardo nel triennio 2016-2019 evidenzia, con riferimento ai consumi in assistenza convenzionata, che «si sono ridotti del 5,8%, al di sotto dell’obiettivo auspicato dal Piano Nazionale Antibiotico-resistenza (PNCAR) per il 2020 (riduzione >10%)». Mentre, «nello stesso triennio il consumo ospedaliero è risultato in crescita, nonostante la lieve riduzione osservata nell’ultimo anno, mentre l’obiettivo PNCAR per il 2020 era una riduzione >5%».

«Questo Rapporto – afferma il Direttore Generale Nicola Magrini – è un capitolo speciale della collana OsMed di AIFA. L’antibiotico-resistenza è infatti una delle grandi emergenze sanitarie globali, un’acqua alta che in alcuni Paesi ha raggiunto livelli preoccupanti. L’Italia è ancora tra i maggiori utilizzatori di antibiotici in Europa e uno tra i Paesi con i dati peggiori per le resistenze a livello ospedaliero. I deboli segnali di contrazione d’uso degli ultimi anni non sono sufficienti. Per avere un impatto positivo sulle resistenze occorrono riduzioni drastiche dell’ordine del 50%. Per questo – conclude Magrini – è necessario adottare un approccio più efficace rispetto al passato. L’AIFA ne è consapevole e costituirà un gruppo di lavoro ad hoc all’interno dell’unità di crisi per le emergenze».