Società europea di cardiologia: «Niente aspirina alle persone sane over 70»

«L’aspirina a basso dosaggio non prolunga la sopravvivenza libera da disabilità delle persone sane di età superiore ai 70 anni, anche in quelli a più alto rischio di malattie cardiovascolari». Sono questi in sintesi i risultati del progetto Aspfree, presentati in occasione del congresso annuale della Società europea di cardiologia (Sec), svoltosi a Parigi da 31 agosto al 4 settembre 2019, in concomitanza con il Congresso mondiale di cardiologia. Nello specifico, secondo quanto evidenziato nello studio, nelle persone di età pari o superiore a 70 anni senza patologie cardiovascolari manifeste, non vi era alcun effetto derivante dall’assunzione di 100 mg di aspirina giornaliera. Gli studiosi hanno calcolato le probabilità di rischio di patologie cardiovascolari manifeste su un periodo di dieci anni, su un totale di 19.114 partecipanti al progetto. Ciò esaminando i tassi globali di sopravvivenza libera da disabilità, mortalità, emorragie maggiori per ciascun gruppo a rischio. Gli esiti sono stati confrontati per quelli trattati con aspirina o placebo.
Ebbene, per i partecipanti nel terzo più basso del rischio di patologie cardiovascolari manifeste, non vi era sopravvivenza libera da disabilità o beneficio cardiovascolare dall’aspirina. Questo gruppo ha anche avuto la più alta probabilità di sanguinamento. Al contrario, quelli nel terzo più alto del rischio di patologie cardiovascolari manifeste avevano tassi di eventi significativamente più bassi sull’aspirina con tassi di sanguinamento simili. «Un numero sempre crescente di persone raggiunge l’età di 70 anni senza patologie cardiovascolari manifeste», ha spiegato Christopher Reid, docente della Curtin University di Perth, in Australia. «I risultati – prosegue Reid – sottolineano che il compromesso rischio-beneficio per l’uso dell’aspirina in uomini e donne anziani sani varia a seconda dei livelli di rischio cardiovascolare. Indica inoltre che la riduzione degli eventi di patologie cardiovascolari manifeste nei gruppi a più alto rischio utilizzando gli attuali metodi di stratificazione non identifica le persone in cui questo vantaggio si traduce in una sopravvivenza più lunga senza disabilità». Ne consegue che, sulla base di quanto evidenziato, «l’aspirina giornaliera a basse dosi – conclude Reid – non può essere raccomandata nelle persone sane di età superiore ai 70 anni, anche in quelle a maggior rischio di patologie cardiovascolari manifeste».