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Pianificazione del personale sanitario, scenari e prospettive nel report Agenas

L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha pubblicato un report con la fotografia aggiornata della forza lavoro del Servizio sanitario nazionale, con dati riferiti al 2023. La struttura demografica italiana, caratterizzata da una percentuale di over 65 pari al 24.3%, destinata a crescere nei prossimi decenni, impone una attenta valutazione della dotazione organica. La necessità di far fronte all’aumento delle patologie croniche richiede una disponibilità di professionisti adeguata, evitando al contempo sovradimensionamenti che comprometterebbero l’efficienza. La programmazione delle risorse umane è una leva strategica che deve considerare le proiezioni future e coordinare la proposta formativa con un sistema di incentivi per i profili più carenti.

Confronto internazionale e situazione nazionale

Il contesto europeo mostra un incremento del numero di medici e infermieri pro capite nella maggior parte dei Paesi. Nel 2023, la media dell’Unione europea si attestava a 4.07 medici ogni mille abitanti, mentre l’Italia registrava un valore superiore, pari a 5.35. Tuttavia, i medici italiani risultano tra i più anziani d’Europa, con una percentuale over 55. Per quanto concerne gli infermieri, la media nazionale di 6.86 ogni mille abitanti rimane al di sotto della media europea di 8.26, determinando un rapporto infermieri-medici inferiore a quello di altri Paesi Ocse. A livello nazionale, il personale dipendente del Servizio sanitario nazionale ammontava a 701.170 unità nel 2023, in aumento rispetto al 2019. I medici sono 109.024 unità, mentre gli infermieri, con 277.138 unità, costituiscono la componente più numerosa. L’incremento del personale medico non è stato omogeneo sul territorio, con alcune regioni che hanno registrato flessioni. L’analisi per fasce d’età rivela una consistente quota di personale over 55, pari al 35.65% del totale, segnalando l’imminenza di un’ondata di pensionamenti.

Formazione e prospettive per le principali professioni sanitarie

La programmazione della formazione è la risposta strategica alle criticità demografiche. Per i medici, il numero di posti nei corsi di laurea è più che raddoppiato nell’ultimo decennio, raggiungendo 24.026 per l’anno accademico 2025/2026. Le borse di specializzazione sono aumentate, sebbene si registri una mancata assegnazione in alcune discipline cruciali. Si stima che entro il 2029 possano essere formati circa 42 mila medici specialisti. Per gli infermieri, nonostante l’aumento dei posti banditi, si osserva una progressiva riduzione delle domande di iscrizione. Applicando un tasso di successo del 71%, la proiezione di nuovi laureati entro il 2029 è di circa 73 mila unità, un dato che non garantisce la copertura dei pensionamenti previsti. Per gli Operatori Socio Sanitari, la cui consistenza è in crescita, non è disponibile un dato nazionale sulla formazione, di competenza regionale. Per la medicina di famiglia, il nuovo Ruolo unico di assistenza primaria si propone di contrastare la riduzione dei medici, la cui età media elevata lascia prevedere un’uscita per pensionamento di circa 1.715 unità all’anno fino al 2035.