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Osservatorio Nomisma sui farmaci generici, il rapporto 2023

Servono misure urgenti per salvaguardare la biodiversità «interna» del comparto farmaceutico ed evitare una altrimenti inevitabile carenza strutturale di medicinali. A lanciare l’allarme – dati europei e nazionali alla mano – è l’edizione 2023 dell’Osservatorio Nomisma sul “Sistema dei farmaci generici in Italia”, presentata il 16 novembre a Roma, con la partecipazione di rappresentanti del mondo istituzionale, del panorama industriale e degli operatori del mondo sanitario. I dati, illustrati da Lucio Poma, chief economist di Nomisma e coordinatore scientifico dello studio, disegnano un sistema produttivo dei farmaci generici stretto tra l’incudine dei prezzi ed il martello dei costi produttivi. Un mix che rende sempre più vulnerabili le lunghe catene di approvvigionamento gravate anche dalla dipendenza da un’unica fonte o area geografica.

La provenienza dei principi attivi. Con riferimento ai dati pubblicati, nel rapporto è emerso che «la quota di produzione globale di principi attivi in Europa è scesa dal 53% del 2000 all’attuale 25%», «la quota di produzione di Api in Cina è sempre più aumentata fino a rappresentare oggi oltre il 20% delle nuove registrazioni». Inoltre «soprattutto Cina ed India forniscono ai mercati dell’Unione europea oltre il 56% del fabbisogno di principi attivi: considerando anche i prodotti intermedi la dipendenza si acuisce raggiungendo una quota pari al 74%».

L’aumento dei costi dei processi logistici e produttivi. Sul versante dei costi a livello europeo, secondo i dati di Medicines for Europe, nel 2022, «i costi di trasporto sono cresciuti fino al 500%», mentre «i costi della materia prima tra il 50% e il 160%». Anche i costi del packaging sono aumentati tra il 20 e il 33%. I prezzi dell’energia tra il +65% del gas e il +30% dell’elettricità. Come osservato dai relatori, «le imprese non potendo operare sul fronte dei prezzi hanno dovuto assorbire questa impennata dei costi produttivi, riadattando i processi di approvvigionamento e comprimendo le marginalità industriali. Il risultato – nuovo e inatteso – è sotto gli occhi di tutti: c’è carenza di farmaci su diversi mercati europei».

L’uso degli equivalenti in Europa e in Italia. Con riferimento all’andamento dei farmaci in Europa, «in 10 anni sono scomparsi dai mercati europei il 26% dei farmaci equivalenti, il 33% degli antibiotici e il 40% dei farmaci oncologici». In relazione ai soli antibiotici «si è osservata la scomparsa di 16 tipologie in Polonia, 11 in Spagna e 10 in Francia». Mentre «in Italia in 10 anni su due farmaci largamente utilizzati nella pratica clinica – un antibiotico e un antitumorale – il numero di fornitori è sceso rispettivamente da 10 a 3 e da 18 a 2».

L’andamento dei produttori di farmaci. Il dato è lo specchio anche del processo di consolidamento che ha coinvolto le aziende presenti nel mercato. In particolare «nel 2022 il 69% dei farmaci generici commercializzati in Europa ha fatto riferimento a meno di due imprese, un ulteriore 9% solamente a tre imprese». Scendendo nel dettaglio, oggi il 56% degli antibiotici e il 70% dei farmaci oncologici fanno riferimento a meno di due imprese (rispettivamente il 52% e 67% nel 2012). Infine, «in diverse tipologie di medicinali il numero di aziende produttrici è sceso drasticamente nell’ordine del 30-40%, lasciando solo un fornitore o due nella maggior parte dei Paesi». Si rimanda al report integrale nella sezione “Documenti allegati”.