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Farmaci equivalenti, settore in crescita nonostante le criticità

Il settore dei farmaci equivalenti in Italia continua a mostrare segnali di vitalità, nonostante il contesto macroeconomico complesso. L’Osservatorio permanente sul sistema degli equivalenti, frutto della collaborazione fra Nomisma ed Egualia – Industrie farmaci accessibili, alla sua settima edizione, ha esaminato lo scenario attuale e il ruolo strategico di tali medicinali. Il rapporto, curato da un gruppo di lavoro coordinato da Lucio Poma e composto da Paola Piccioni, Gianmarco Bellini, Enrico Marinucci e Riccardo Vecchi Lari, si articola in una sezione dedicata all’andamento del settore e in un focus tematico sull’autonomia farmaceutica europea. Le elaborazioni si basano sull’analisi di diversi gruppi di imprese, tra cui 461 aziende del comparto farmaceutico, 158 imprese manifatturiere di equivalenti in Europa e un campione di 315 società di capitali per lo studio delle performance economiche.

Performance economiche e impatto sul sistema Paese

Le imprese italiane produttrici di farmaci equivalenti hanno confermato nel 2023 un trend di crescita robusto, con ricavi complessivi superiori ai 6,1 miliardi di euro, in aumento del 9,6% rispetto all’anno precedente. L’espansione, che non ha subito rallentamenti nemmeno durante la pandemia, testimonia la resilienza strutturale della domanda. Il confronto con le imprese produttrici di farmaci non equivalenti mostra performance superiori per il segmento degli equivalenti. Anche sul versante occupazionale il comparto conferma la sua vitalità, con 10.744 addetti, in crescita del 3,2% rispetto al 2022. L’impatto economico e occupazionale delle 94 imprese di farmaci equivalenti analizzate ha generato un valore della produzione totale di 18,7 miliardi di euro e un impatto occupazionale complessivo di circa 45.700 unità, considerando gli effetti diretti, indiretti e indotti.

Criticità strutturali e le prospettive future

Il comparto deve affrontare sfide rilevanti. I margini operativi, sebbene in miglioramento, restano contenuti, con un Ebitda sul ricavi al 12,5% nel 2023. La struttura finanziaria appare più leggera rispetto alle imprese non equivalenti, con un maggiore ricorso al debito. La crescita dei costi di produzione, spinta soprattutto dal rincaro delle materie prime, ha messo sotto pressione la redditività. La dipendenza dell’Europa dalle importazioni di principi attivi, in particolare da India e Cina, è un nodo strategico di vulnerabilità. Il focus tematico dell’Osservatorio approfondisce la sfida dell’autonomia farmaceutica europea, evidenziando l’urgenza di politiche industriali che riconoscano il valore sistemico dei farmaci equivalenti. Le recenti crisi hanno dimostrato i rischi di un modello di approvvigionamento dipendente da pochi poli produttivi extra-Ue. Il Critical medicines act è un tentativo di costruire una politica industriale della salute capace di garantire resilienza, autonomia e sostenibilità, ma il suo successo dipenderà dalla capacità di correggere le distorsioni di mercato e di sostenere la filiera produttiva europea.